La fine del 2020 è ormai alle porte, la notte del 31 dicembre si porterà via questo anno difficile e indubbiamente destinato a restare nella memoria collettiva dell’umanità come un momento nevralgico in cui tutto il mondo si è scoperto più debole e impreparato al futuro di quanto forse credesse, a fronte di una pandemia che non ha risparmiato nessuno. Le aspettative per il 2021 non possono dunque che essere pregne sia di speranza che di timore. Le cose sono destinate a migliorare o il peggio deve ancora venire? Per festeggiare degnamente questo particolare 31 dicembre, foriero di un incerto avvenire, consigliamo, a mò di ironica catarsi, la visione di alcuni film che in largo anticipo avevano raccontato dei capodanni di atmosfera apocalittica e catastrofica. Dei veri e propri capodanni da fine del mondo.
Capodanni da fine del mondo – Un futuro filocollegato
Primo della lista, Strange Days di Kathryn Bigelow, 1995.
Quindici anni prima di vincere l’oscar per The Hurt Locker, la Bigelow già girava il suo capolavoro, scritto dal marito James Cameron due anni prima del successo mondiale di Titanic.
Ambientato negli ultimi giorni del 1999, con l’apice della storia proprio la fatidica notte che precede l’attesissimo e temutissimo anno 2000, la storia presenta è ambientata in una Los Angeles futuristica dove si sta diffondendo una nuova droga audiovisiva , lo SQUID, un dispositivo che permette a chi lo indossa di vivere realtà virtuali di cui sono protagoniste altre persone, immergendo il soggetto in una esperienza adrenalinica, preferibilmente violenta e sensorialmente reale.
Assiduo consumatore di questa droga virtuale, ovviamente dichiarata illegale e venduta solo clandestinamente, è l’ex poliziotto Lenny Nero (Ralph Fiennes), che reperisce casualmente uno SQUID-snuff in cui assiste al brutale stupro e omicidio di una prostituta, Iris (Brigitte Bako).
Nero, con l’aiuto dei suoi migliori e unici amici- la guardia del corpo Lornette Mason detta Mace (Angela Bassett) e l’investigatore Max Peltier (Tom Sizemore) – indaga sulla morte di Iris, preoccupato che la sua ex fidanzata Faith (Juliette Lewis), ora fidanzata ad un produttore discografico di successo, possa fare la stessa fine, e scopre che è collegata ad un altro delitto, di un noto rapper di colore, Jeriko One, accanito e infervorato oratore contro le violenze poliziesche, ucciso proprio da due poliziotti la cui azione è stata coperta dalle alte sfere. La resa dei conti e lo scioglimento del mistero avverranno proprio la notte di capodanno nello scenario un albergo di lusso.
Noir e Fantascienza
La combinazione tra noir e fantascienza di spiccato taglio cyber-punk non possono ovviamente che evocare Blade Runner, realizzato da Ridley Scott nel 1982, ma in Strange Days, il cui titolo è un omaggio alla omonima canzone dei Doors qui riarrangiata dalla band industrial Prong, le profezie al presente più prossimo si fanno ancora più lucide e anticipatrici che nel capolavoro di Scott.
Ambientato non a caso la sera di capodanno di quel 1999 che in effetti fu davvero lo spartiacque di un epoca, di un mondo in drastico e repentino cambiamento, e che nel finale del film si rivela, in un imprevisto barlume di speranza nell’oscurità, un cambiamento di redenzione anche per il protagonista.
La vicenda centrale prende spunto dalle sommosse avvenute nel 1992 a seguito dell’omicidio a sfondo razziale del taxista Rodney King, ma col senno di poi potrebbero benissimo essere quelle avvenute quest’anno a seguito del soffocamento di George Floyd. Il mondo che ci viene raccontato dalla Bigelow e da Cameron in effetti non è così dissimile da quello che stiamo vivendo a distanza di 25 anni dall’uscita del film, immersi nel morboso voyuerismo virtuale in cui tecnologie sempre più avanzate ci permettono di vivere e spiare vite non nostre e immortalare i momenti più scabrosi e violenti per una perversa forma di compiacimento dell’efferatezza.
La realtà non ci basta più e cerchiamo di appropriarci della realtà di altri. Una critica che ai tempi non venne compresa e il film riscosse poco successo e divenne solo successivamente un cult. Oggi è indubbiamente da rivedere e rifletterne. Magari proprio la sera di capodanno.
Capodanni da fine del mondo – L’ultima notte
Come già accennato precedentemente, il 31 dicembe 1999 è stato uno scadere di anno alquanto particolare. La fine di una decade, di un secolo e di un millennio al tempo stesso. Un passaggio di tempo e di epoca simbolico e atteso, verso quel 2000 che so vociferava sarebbe stato l’inizio dello slittamento del mondo verso un futuro iperbolico, fantascientifico e iper-tecologico. Una grande attesa ma anche di profondo timore verso i radicali cambiamenti che avrebbe portato e i potenziali pericoli da essi derivanti.
A distanza di anni fa quasi sorridere ripensare al terrore dato per il “millenium bug“, un semplice difetto di elaborazione dati informatici che però i media pomparono come una possibile catastrofe.
Dunque quale occasione migliore per raccontare una possibile fine del mondo se non il fatidico 31 dicembre 1999?
E’ quello che accade in Last Night, del 1998, una commedia nera canadese diretta da Don McKellar e presentata lo stesso anno al festival di Cannes.
Ancora sei ore
La trama è presto detta: è stata annunciata la fine del mondo che si verificherà alla mezzanotte tra il 1999 e il 2000. Non si sa perché, non c’è una vera spiegazione, non ci si interroga sulle cause. Si sa solo che avverrà e dall’inizio alla fine del film assistiamo alle ultime potenziali ore di vita vissute da un gruppo di disparati personaggi.
C’è Patrick, (lo stesso Don McKellar) che rifuta di partecipare alla grottesca cena di fine del mondo organizzata dalla sua famiglia e preferisce passare le sue ultime in solitudine nel suo appartamento; Sandra (Sandra Oh), che gira disperata per la città dove sono in corso sommosse e saccheggi nella speranza di riunirsi con il marito Duncan e infine Craig (Callium K. Rennie) , il migliore amico di Patrick che in onore della fine del mondo ha organizzato una maratona orgiastica con donne di diverse età ed etnie.
L’incedere dello scadere del mondo finirà per unire i destini dei personaggi, in particolare Patrick e Sandra che pur essendosi conosciuti quello stesso giorno stringono un patto di uccidersi vicendevolmente prima che la mezzanotte porti l’ineluttabile.
Accompagnato dal sardonico commento di media e giornalisti, che come i musicisti del Titanic non abbandonano la nave fino all’ultimo, il film è colorato da un umorismo a tinte fosche nel quale si dipana il meglio e il peggio dell’umanità nel suo comportamento di fronte alle disgrazie.
Passato piuttosto in sordina e divenuto un cult da circuito alternativo, da non confondere con il film omonimo del 2010 diretto da Massy Tajedin di tutt’altro argomento, è una piccola perla da riguardare la notte del 31, imperdibile per chi ha un macabro senso dello humor.
Alla fine la fine del mondo arriverà o no? A questa domanda non rispondiamo e lasciamo che sia la visione del film a rivelarlo.
Capodanni da fine del mondo – Buon anno e tante care cose a tutti
Spostiamoci ora dall’oltreoceano a casa nostra. L’anno è sempre il 1998 e il 31 dicembre in questione non porta con sé l’apocalisse ma poco ci manca, almeno per quanto riguarda un condominio di Roma Nord. Stiamo parlando ovviamente di L’ultimo capodanno di Marco Risi.
Tratto dal racconto di Niccolò Ammaniti dal profetico titolo L’ultimo capodanno dell’umanità, contenuto nella raccolta Fango del 1996 e tipico esempio di quella narrativa crudele espressione della “gioventù cannibale” scrittori italiani di metà anni 90′ figli spirituali, di Pier Vittorio Tondelli, il film proprio come il racconto racconta la bizzarra notte dell’ultimo dell’anno tra i residenti di un complesso condominiale chiamato Le Isole.
Nel racconto corale a episodi intrecciati tra loro troviamo Giulia Giovannini (Monica Bellucci – in uno dei pochi ruoli della sua carriera in cui funziona attorialmente – Nda), che scoperto il tradimento del marito Enzo (Marco Giallini) con una odiosa amica radical chic e in preda al delirio viene ispirata da una apparizione mistica della madre ad una atroce e sanguinosa vendetta; tre ladruncoli agghindati come damerini, Orecchino, Carbone e Osvaldo (Ricky Memphis, Giorgio Tirabassi e Natale Tulli), che pentrati nel condominio per svaligiare un appartamento beccano il proprietario, il ricco avvocato Rinaldi (Alessandro Haber), in pratiche sadomaso come una procace prostituta e decidono di ricattarlo inviando alla moglie (Angela Finocchiaro) delle foto compromettenti ma in assenza della ragazza, già andata via, lo fotografano insieme ad una poveretta che ha tentato il suicidio perché rassegnata dalla scomparsa del marito sequestrato dai khmer rossi in Cambogia.
Poi c’è il raffinato gigolò Gaetano Malacozza (Beppe Fiorello), con il compito di soddisfare una vecchia nobile vogliosa (Maria Monti) e che si ritrova una chiassosa comitiva di ultras napoletani al seguito grazie ai quali scoppierà una guerra senza esclusione di colpi contro una tranquilla famigliola del piano di sotto, e infine due amici, Cristiano e Ossadipesce (Claudio Santamaria e Max Mazzotta) che vogliono solo passare una tranquilla serata con ingenti quantità di marijuana e della dinamite da fare esplodere.
La televisione fa male
Come è intuibile soltanto dalle trame dei singoli frammenti, è un film che punta al grottesco, all’eccesso, addirittura arrivando allo splatter demenziale, risultando così un prodotto piacevolmente imperfetto e bislacco, che alterna momenti da farsa pecoreccia a sublimi istanti di feroce satira al vetriolo, uno su tutti il ragazzino al quale nella truculenta battaglia finale viene sfasciato letteralmente un televisore in testa e che urla in preda al terrore e al dolore “la televisione fa male”.
Da Adriano Pappalardo capo ultras in mise da Conan il Barbaro partenopeo a Alessandro Haber vizioso sadomadochista in lattice, fino a Iva Zanicchi apprensiva madre del fattone Santamaria, che insieme a Max Mazzotta è protagonista di una sequenza tanto lisergica quanto esilarante, questo film è una una montagna russa dell’eccesso, una notte di capodanno dove il surreale si mischia al grottesco, i peggiori vizi e meschinità dell’italiettaesplodono (letteralmente) di fronte ad un pacchiano count-down televisivo. Un piccolo cult non scevro da difetti ma da non perdere in un’occasiome come l’ultimo dell’anno (anche se paradossalmente il film uscì d’estate, il che contribuì al suo insuccesso).
Capodanni da fine del mondo – Orchestra Mario Canello, canta Pasquale Coppola
Una piccola appendice, per finire un discorso iniziato nell’articolo precedente, un piccolo omaggio a quel capolavoro tragicomico che è Fantozzi di Luciano Salce dove proprio a seguito della già descritta e crudele sequenza natalizia troviamo quella dedicata alla notte di San Silvestro, dove il povero ragioniere e i colleghi d’ufficio si ritrovano vittime della terrificante organizzazione Filini.
Un veglione misero e patetico in un tristo e freddo scantinato addobbato da sala da ballo da dove persino l’orchestra ha voglia di staccare per andare a finire la serata con un altro ingaggio anticipando così l’annucio della mezzanotte di circa due ore.
Il lato più tragicomico della vicenda è che i balli, trenini di gruppo e lo spumante stappato sono comunque l’unico momento liberatorio e felice dei grigi impiegati condannati ad una vita frustrata e alienante, tanto che la scena rimanda quasi all’altrettanto misero veglione de Il Posto di Ermanno Olmi, ma tutta la felicità e le speranze per un anno migliore si infrangono con il lancio di un fornello da una finestra che si sfascia ovviamente sulla bianchina di Fantozzi.
Sperando che il nostro Capodanno 2020 nonostante tutto, sia ovviamente migliore di quello descritti, e d’altro canto sembrerebbe improbabile non riuscire nell’impresa, un augurio a tutti per gettare dalla finestra l’anno vecchio e iniziare quello nuovo. Sperando ovviamente che non ci finisca in testa.
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