Mi considero un privilegiato. Negli ultimi tempi ho avuto la fortuna di incontrare più volte una volpe. E tutte le volte che succede, per me è sempre come la prima volta: il cuore comincia a battere forte, brividi di gioia mi percorrono la schiena. Resto incantato a osservarla, magari i nostri sguardi si incrociano per una frazione di secondo. A volte mi scruta, forse si domanda cosa sono, cosa voglio, perchè sono così diverso da lei. Tuttavia, è solo un attimo. Dopotutto cosa glie ne importa di me? Ed è questa la cosa che amo più di loro. Non faccio mai in tempo a riordinare le mie emozioni che la vedo sparire, lentamente ma inesorabilmente, nella notte. Così com’era apparsa, torna a essere parte del buio, degli alberi, di tutto ciò che è selvatico. A me resta un po’ il rimpianto, avrei voluto che si fermasse di più, ma mi resta soprattutto la gioia. E finisco per sognare questa volpe, e per farmi accompagnare da lei in quel che resta di selvaggio in questo mondo posticcio e finto che abbiamo creato.
Ho sempre amato le volpi, in particolare la volpe rossa (Vulpes vulpes). La considero una creatura fiabesca, un legame vivente con una dimensione che stiamo perdendo. Quel pelo fulvo, quelle orecchie sempre in movimento, quegli occhi guardinghi e quella grande coda folta, che le serve per bilanciare il suo peso durante corsa e salti. Poi, quella sua capacità di muoversi silenziosamente. Come non restarne affascinati? Evidentemente non sono il solo, poichè la volpe è uno degli animali che più ha ispirato miti e leggende nella storia dell’umanità. Ovunque è sempre stata vista come la rappresentazione della furbizia, tanto che è diventata proverbiale. A questo punto è legittimo chiedersi quanto c’è di vero. Fermo restando che è sempre sbagliato attribuire caratteristiche umane agli animali, sento comunque di poter affermare che pochi animali sfoggiano una tale scaltrezza e una tale capacità di adattamento.
Tanto per cominciare, cerchiamo di capire cos’è una volpe rossa. Questo mammifero appartiene all’ordine dei carnivori (Carnivora) e alla famiglia dei canidi (Canidae). Insomma, la stessa famiglia di lupi, coyote e sciacalli. Presenta una bellissima pelliccia fulva, che si scurisce su zampe e orecchie. Il ventre è bianco, e a volte lo è anche la punta della coda. Questo animale si trova in gran parte dell’emisfero boreale, quindi in Eurasia e America settentrionale. Popola anche parte del nord Africa e del Medio Oriente, ed è stata introdotta in buona parte d’Australia. In Italia è presente ovunque, anche in Sicilia e in Sardegna ma non nelle isole più piccole. La sua diffusione è così ampia che ne sono state classificate più di 40 sottospecie. Fra l’altro, le volpi rosse non sono tutte uguali: le sottospecie che vivono più a nord sono più grandi di quelle che si trovano più a sud, e anche sulle isole (Sicilia e Sardegna, ma anche Gran Bretagna e Irlanda) questo animale si presenta leggermente più piccolo. Mediamente, una volpe continentale europea (sottospecie crucigera) misura 40 cm circa alla spalla, 70-80 cm di lunghezza e 40-50 cm circa di coda. La volpe è un animale solitario, che si riproduce una volta l’anno. I piccoli, di solito da quattro a sei, vengono alla luce in primavera.
La caratteristica più sorprendente della volpe, però, è la sua grande adattabilità. Generalmente si nutre di piccoli animali, come uccelli e nidiacei, piccoli mammiferi (topi, arvicole, toporagni ma anche conigli), rettili o anfibi. Non disdegna invertebrati assortiti, uova, frutta, bacche, ma alla bisogna può avvicinarsi alle case e alle città umane per cibarsi anche dei nostri avanzi. Si tratta di un animale che si muove col buio, e se capita di far fuori qualche pollo non se lo fa ripetere due volte. Questa sua abitudine l’ha resa invisa agli allevatori, ma non c’è motivo di odiarla. La volpe rossa incarna alla perfezione il concetto di predatore “opportunista”. Quest’ultima parola non ha lo stesso significato negativo con cui la usiamo fra noi esseri umani. In questo caso significa che la volpe è una vera maestra di sopravvivenza, capace di salvare la pellaccia sfruttando ogni minima opportunità che si presenta per ottimizzare le possibilità di tirare a campare. Una gallina, per una volpe, non è altro che una ghiotta occasione di rifocillarsi senza spendere troppe energie per la caccia. Dopotutto, acchiappare un pollo in un cortile è più facile che inseguire un fagiano, e risparmiare calorie per la volpe può essere di importanza vitale. Non possiamo biasimare questi animali, dopotutto per loro ogni giorno è una scommessa e la linea che separa la vita dalla morte per inedia può essere molto sottile. Non dimentichiamoci che i polli “rubati” dalle volpi sarebbero comunque destinati a finire nel nostro piatto, per cui non è il caso di scandalizzarsi o fare gli ipocriti.
Ad ogni modo, questo grande opportunismo della volpe e la sua capacità di sopravvivere in molte situazioni difficili, uniti al suo incedere notturno e silenzioso e alla sua prudenza, le hanno fatto guadagnare la nomea di animale furbo. A me, personalmente, poco importa delle qualità umane che il popolo affibbia agli (altri) animali. Io continuerò sempre a vedere la volpe come una creatura della notte, un essere meraviglioso e leggiadro che incarna lo spirito della natura selvatica. E, soprattutto, mi emozionerò sempre ogni volta che ne incontrerò una. Anche dovessi vederne a migliaia. Mi addormenterò tranquillo pensando a quella cara volpe, così libera e indipendente. Perchè avere la possibilità di incrociare una tale creatura, che ci rimanda a tutto ciò che eravamo (e che siamo ancora adesso?) e che abbiamo perduto, è un dono del cielo.