Ridurre i consumi di carne rossa e trasformata non è necessario: un loro consumo moderato ha effetti positivi sulla salute. Lo riconfermano le nuove raccomandazioni pubblicate su Annals of Internal Medicine, per cui l’attuale consumo di carne non solo non è dannoso per la salute, ma non presenta neppure correlazione con l’insorgenza alcuni tipi di tumori, diabete e malattie cardiovascolari. Si tratta del lavoro di un panel di ricercatori internazionali, una nuova analisi di dati che prende in esame numerosi studi che riguardano oltre 54.000 persone. Le raccomandazioni sono chiare: partendo dalla stima del consumo medio di carne rossa e lavorata, in Europa e nell’America settentrionale, gli studiosi hanno eseguito una rigorosa revisione delle prove sul legame tra carne e alcuni tipi di tumore, dimostrando che i benefici associati alla riduzione del consumo di carne sono ridotti se non assenti. E nelle nuove linee guida si legge: “gli adulti continuino con l’attuale consumo di carne rossa e di carne trasformata”.
“Secondo la nuova ricerca, le prove attualmente considerate per ridurre il consumo di carne sono troppo deboli per giustificare un cambio di abitudini alimentari e chiedere alle persone di mangiare meno carne bovina o suina – dice la dottoressa Elisabetta Bernardi, specialista in scienze dell’alimentazione, biologa e nutrizionista – Le nuove raccomandazioni sono frutto di uno studio condotto da un gruppo di 14 persone, che rappresentano settori tra cui metodologia di ricerca, epidemiologia nutrizionale, dietetica, medicina di famiglia e medicina interna. Le conclusioni si basano su cinque diverse revisioni della letteratura e per valutare tali studi, il team ha utilizzato un approccio di ricerca che misura la certezza delle prove esistenti. Il panel di esperti si è anche concentrato sul “rischio assoluto” associato al consumo di carne, piuttosto che sui cambiamenti del “rischio relativo”, che secondo gli autori può talvolta distorcere l’entità di un effetto. Utilizzando tale quadro, il gruppo ha trovato solo prove di scarsa entità di una riduzione del tumore o di altre conseguenze avverse per la salute derivanti dalla riduzione del consumo di carne”.
Già il Burden Disease Study pubblicato sul Lancet, mastodontico studio che prendeva in esame i dati sull’alimentazione di 195 paesi tra il 1990 e il 2017, aveva scagionato la carne, considerandola un fattore a basso rischio. Oggi questa nuova analisi, contribuisce a fare chiarezza in un campo fondamentale come quello dell’alimentazione, assediato dalla diffusione di fake news e allarmismi ingiustificati.
“Per la maggior parte delle persone – conclude l’esperta – continuare con l’attuale consumo di carne rossa e trasformata è l’approccio giusto, non solo perché il nostro consumo è già vicino a quello raccomandato dalle linee guida nazionali, ma anche perché così evitiamo di incorrere in potenziali carenze nutrizionali. Ricordo che la carne è un alimento molto efficiente dal punto di vista nutrizionale, con poche calorie fornisce molti nutrienti. La carne rossa, in particolare, fornisce dei nutrienti unici come il ferro eme, che consente di prevenire le anemie”.
Dopo anni di messaggi contraddittori e pericolosi che proponevano come soluzione la messa al bando di alcuni cibi senza valutarne la frequenza di consumo e la quantità all’interno di un regime alimentare, o che addirittura suggerivano un regime valido per tutti, senza tener conto delle specificità ambientali e sociali, questo studio fa chiarezza e segna un importante punto di riferimento per la definizione di linee guida nutrizionali equilibrate per una corretta alimentazione.