Palazzo Barberini a Roma ospita nella Sala dei Marmi un “capolavoro ritrovato”: gli affreschi della perduta Cappella Herrera.
Questi gioielli della pittura del Seicento saranno in mostra fino al 5 febbraio 2023.
La Cappella Herrera
A Roma, la Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, ricca di storia e tradizioni, si affaccia sulla meravigliosa Piazza Navona.
Agli inizi del Seicento, il pittore Annibale Carracci ricevette dal banchiere spagnolo Juan Enriquez de Herrera (1539-1611), la commissione di decorare la cappella di famiglia nella chiesa della comunità spagnola in Piazza Navona. La volle dedicare alla vita del santo francescano Diego de Alcalà. Prete canonizzato nel 1588, poco conosciuto ma venerato dal banchiere che gli attribuiva la miracolosa guarigione del figlio Diego che portava il suo nome.
Annibale Carracci
Annibale Carracci (Bologna, 3 novembre 1560 – Roma, 15 luglio 1609), aveva appena terminato gli affreschi di Palazzo Farnese. Era un pittore famoso che lavorava come il grande Raffello, circondato dai valenti e preziosi artisti della sua bottega che collaboravano con lui.
Per la Cappella Herrera ideò tutto l’impianto della decorazione. Fu lui a stabilire anche l’iconografia del santo dalla figura slanciata e dalla vita modesta. Dopo pochi mesi dall’inizio dei lavori, tra la fine del 1604 e l’inizio del 1605, Carracci si ammalò gravemente e fu quindi coadiuvato e sostituito alla realizzazione degli affreschi dai suoi collaboratori. In particolare da Francesco Albani, (Bologna, 1578 – Bologna, 1660), che divenne con il passare dei mesi responsabile della direzione del cantiere.
È molto difficile determinare l’attribuzione delle opere ai vari artisti della scuola. In alcuni casi, gli storici dell’arte sono riusciti comunque a stabilire in quali affreschi si possa individuare la mano del maestro Annibale Carracci. Il pittore morì nel 1609 e questo fu l’ultimo incarico importante della sua carriera.
Gli affreschi della Cappella Herrera
I 19 affreschi della Cappella Herrera, come buona parte della decorazione della Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, vennero smantellati tra il 1833 e il 1836. Solo 16 di essi sono ancora visibili, degli altri 3 si sono perse le tracce. Gli affreschi, trasferiti su tela, furono inviati in Spagna e divisi tra le città di Barcellona e Madrid. Nove di essi sono infatti custoditi al Museo Nacional d’Art de Catalunya di Barcellona e sette al Museo del Prado di Madrid. La pala d’altare fu invece collocata nell’altra chiesa della nazione spagnola a Roma, Santa Maria in Monserrato, dove è rimasta dal 1850.
La Cappella Herrera a Palazzo Barberini
Nella Sala dei Marmi di Palazzo Barberini, dopo duecento anni di oblio, i famosi affreschi riappaiono come per magia tutti insieme. Per la prima volta in una cappella ricostruita con le dimensioni originali dell’epoca. Le opere sono collocate nello spazio architettonico insieme alla pala d’altare, così che la cappella possa rivivere il suo antico splendore in una sala del famoso palazzo. Gli artisti completarono la decorazione della Cappella Herrera in breve tempo, come risulta dalle giornate di lavoro evidenziate nei singoli affreschi durante i restauri.
Arricchiscono il percorso della mostra una selezione di disegni ed un video che narra le vicende della genesi della cappella, poco conosciuta ma di grandissimo valore storico ed artistico.
Gli affreschi
Possiamo quindi ammirare lo stile tardo di Annibale Carracci e il talento dei suoi collaboratori, in particolare di Francesco Albani.
Si inizia con la splendida Assunzione della Vergine che si trovava all’esterno della cappella e che Carracci aveva cominciato poco prima che iniziasse la fase acuta della sua malattia.
Si prosegue sempre all’esterno con la scena degli Apostoli intorno al sepolcro vuoto della Vergine, eseguita da Francesco Albani tra il 1605 e il 1606. Brevissimo il tempo dell’esecuzione: cinque giorni per l’Assunzione e otto per la scena degli Apostoli al sepolcro.
Ma eccoci all’interno della cappella: il Padre Eterno che ci guarda dall’alto è opera di Albani sia per lo stile della folta capigliatura del protagonista che per la particolare espressione degli occhi sbarrati, tratto distintivo del pittore. Anche a causa della difficile collocazione in alto, appare impossibile che le precarie condizioni di salute di Carracci avrebbero potuto permettergli di dipingere il Padre Eterno.
San Diego
Nell’affresco del Ristoro miracoloso in cui San Diego e un confratello chiedono aiuto ai passanti, le meravigliose teste dei due francescani sono state attribuite ad Annibale Carracci.
Nella scena speculare di San Diego che riceve l’elemosina, la testa del santo e quella del cavaliere che offre l’elemosina, sono delineate in un intonaco diverso dal resto dell’affresco. Prova che questi dettagli, elementi essenziali del dipinto, anche per la grande forza espressiva che trasmettono, furono eseguito dal Carracci stesso.
La lunetta laterale sinistra con L’apparizione di San Diego al suo sepolcro, anche per la massiccia architettura che connota l’opera, è attribuita generalmente a Giovanni Lanfranco (Parma,1582 – Bologna, 1647). Tipiche del pittore sono anche le proporzioni allungate delle figure. L’artista, appena arrivato a Roma in quegli anni, lavorava sotto la direzione di Annibale Carracci e il suo lavoro si limitava a compiti secondari.
Nella parete destra, nell’affresco sotto il lunettone, si narra della Guarigione del giovane cieco, uno dei miracoli più noti di San Diego. Per le caratteristiche stilistiche, Francesco Albani dovrebbe esserne l’autore.
La pala centrale
La pala centrale che adornava la cappella, un olio su tavola del 1606, fu realizzata dopo aver concluso la decorazione ad affresco della cappella. Il dipinto ci mostra San Diego che presenta a Gesù il piccolo Diego de Herrera, figlio del banchiere Juan Enriquez. L’attribuzione della tela è molto controversa: quale tra i pittori Domenichino, Lanfranco, Albani, Badalocchio o Carracci stesso? La stessa difficoltà nel delinearne l’autore dimostra la stretta collaborazione all’interno della scuola. La pala potrebbe quindi essere proprio il frutto del lavoro corale di tutta la bottega!
Francesco Albani o Giovanni Lanfranco dovrebbero essere invece i pittori dei due santi Pietro e Paolo ai lati della pala.
La magia della scoperta
La ricostruzione della cappella è un’occasione unica per ammirare nella sua integrità un capolavoro ritrovato dopo due secoli. La storia del peregrinare degli affreschi attraverso percorsi inusuali, ci propone una scoperta suggestiva che, grazie alle tecniche conservative e di restauro ci riporta indietro nei secoli. Entriamo in un mondo che sembrava perduto ma che riappare ai nostri occhi con un incanto e una suggestione nuova e magica.
Regali inaspettati che l’arte ci dona con potente e salvifica generosità.
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