Gravi, invalidanti, misconosciute e poco studiate. Era questo fino a pochissimo tempo fa lo scenario delle Sindromi Mielodisplastiche. Un gruppo eterogeneo e complesso di tumori del sangue, causati da un difetto di produzione delle cellule ematiche (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine). Malattie con pesanti ricadute sulla qualità di vita dei pazienti che sempre più cronicizzano e hanno numerosi bisogni non ancora soddisfatti.
Ebbene, per queste patologie e per le persone che ne sono affette le cose piano piano stanno cambiando, e molto. Avanza a grandi passi la ricerca scientifica con promettenti sviluppi che fanno prevedere una vera rivoluzione nella diagnostica e nei trattamenti sempre più orientati verso una medicina di precisione e personalizzata.
Per fare il punto sullo stato dell’arte e rispondere ai molti interrogativi dei malati e ai bisogni assistenziali,
AIL – Associazione Italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma, insieme ad AIPaSiM – Associazione Italiana Pazienti con Sindromi Mielodisplastiche, ha promosso un incontro, preludio del terzo Forum che si terrà a Roma il 17 ottobre e in occasione della Giornata Mondiale della Mielodisplasie del 25 ottobre, con medici, pazienti, media e istituzioni, per fornire le informazioni più aggiornate sull’avanzamento della ricerca e sulle nuove opportunità di cura, e sensibilizzare pazienti, famigliari, caregiver e opinione pubblica sui problemi legati a queste neoplasie ematologiche la cui conseguenza più grave è l’evoluzione, nel 25% dei casi, in leucemia mieloide acuta.
“Accanto alle patologie più diffuse e conosciute, come le leucemie, ci sono malattie rare meno note che impattano in maniera pesante sulla vita del paziente e della sua famiglia, come le Sindromi Mielodisplastiche – dichiara Sergio Amadori, Presidente Nazionale AIL – Per queste malattie le cose cominciano a cambiare, la ricerca sta producendo risultati significativi grazie anuovi farmacie con la diagnostica più avanzata, come quella molecolare. In occasione dei 50 anni di AIL, che ha sempre sostenuto la ricerca scientifica contro i tumori del sangue, ci è sembrato giusto e opportuno iniziare a focalizzare l’attenzione su queste patologie, gravate da molteplici problematiche quali l’anemia, il ricorso alle trasfusioni, la cronicizzazione e la possibile evoluzione leucemica. AIL vuole collaborare con AIPaSiM per migliorare la vita di questi pazienti gravata da molte difficoltà, e tutelarne i diritti”.
Le Sindromi Mielodisplastiche sono malattie rare del sangue con diversa gravità, che se non trattate comportano un peggioramento della qualità e dell’aspettativa di vita. I numeri sono importanti, come ha rivelato una recente indagine conoscitiva, la prima in Italia, realizzata da AIPaSiM.
“Le Sindromi Mielodisplastiche sono malattie dell’anziano, colpiscono nel 90% dei casi soggetti oltre i 60 anni e l’età media di diagnosi è 70 anni – dice Maria Teresa Voso, Professore Associato di Ematologia dell’Università degli Studi Tor Vergata e Direttore f.f. U.O.C. Diagnostica Avanzata Oncoematologia del Policlinico di Roma Tor Vergata – In Italia la situazione epidemiologica non è molto diversa dagli altri Paesi europei: 3-4 nuovi casi ogni 100.000 abitanti l’anno nei soggetti giovani, che quintuplicano nell’età avanzata. In totale si tratta di circa 3-5.000 nuovi casi per anno tra la popolazione anziana. Oggi, sempre più pazienti vengono diagnosticati nei Centri ematologici e molti meno sono quelli seguiti nei reparti di medicina interna, oppure dal medico di famiglia. L’anemia, presente in forma grave nel 50-60% dei pazienti, è il segno caratteristico di queste patologie, così come il rischio di evoluzione in leucemia mieloide acuta”.
Il vero problema dei pazienti affetti da Sindromi Mielodisplastiche è la cronicizzazione della malattia in una popolazione anziana e fragile spesso con difficoltà socio-economiche e senza una rete famigliare alle spalle. AIPaSiM durante l’incontro di questa mattina a Roma ha presentato il Manifesto in 10 punti sulle Sindromi Mielodisplastiche, per richiamare l’attenzione delle istituzioni nazionali e dell’opinione pubblica sui numerosi bisogni non ancora soddisfatti dei pazienti e delle loro famiglie, in primis la necessità di potenziare le Reti e i servizi di assistenza domiciliare, di incrementare le donazioni di sangue per evitare le emergenze nel periodo estivo e natalizio, e garantire a tutti i pazienti ovunque risiedano e a prescindere dalla struttura di presa in carico, l’accesso alla più avanzata diagnostica molecolare e ai farmaci innovativi.
“Il Manifesto delle Sindromi Mielodisplastiche, vero e proprio documento di indirizzo operativo dell’Associazione, delinea la patologia, gli aspetti e i problemi sottostanti e gli obiettivi ulteriori che vanno raggiunti dopo questa prima fase di avvio – spiegaPaolo Pasini, Presidente AIPaSiM – I 10 punti sono focalizzati in parte sugli aspetti più importanti della malattia. Nella seconda parte il documento si sofferma sulla necessità di rinforzare le Reti e ottenere un loro riconoscimento nelle diverse Regioni italiane, sulla disponibilità della diagnostica molecolare e di terapie innovative, sull’aspettativa di vita dei pazienti e sulla loro qualità di vita. L’ultimo punto del Manifesto focalizza l’attenzione sulla necessità di dare più voce ai pazienti e su questo aspetto tutti noi di AIPaSiM dobbiamo lavorare ancora molto, preoccupandoci di tutelare al meglio i diritti dei pazienti”.
La sfida è quella di passare da un approccio clinico e terapeutico tradizionale al paziente a una medicina di precisione con trattamenti esasperatamente personalizzati grazie alla maggiore conoscenza dei meccanismi biologici e molecolari della malattia. Ciò consentirà di applicare l’innovazione diagnostica e terapeutica a malattie altamente impattanti come le Sindromi Mielodisplastiche per le quali fino a poco tempo fa non esistevano prospettive di cura efficaci.
“Le aree dove assistiamo a una significativa evoluzione sono la diagnostica con la possibilità di studiare il genoma e identificare geni alterati, lo sviluppo di farmaci innovativi e l’assistenza grazie alla costituzione delle Reti (FISM) di Centri che curano specificamente le Sindromi Mielodisplastiche – dichiara Matteo Della Porta, Professore Associato di Ematologia e Responsabile Unità di Leucemia del Cancer Center – IRCCS Humanitas Research Hospital e Humanitas University di Rozzano, Milano – Il concetto è che le Sindromi Mielodisplastiche sono assai eterogenee e vi è, quindi, la necessità di trattare la singola malattia nel singolo paziente. Gli obiettivi del trattamento sono il controllo dell’anemia e contrastare l’evoluzione in leucemia mieloide acuta. Per l’anemia sono stati sviluppati farmaci intelligenti, uno di questi è lenalidomide che funziona nella malattia con alterazione del cromosoma 5, l’altro è luspartecept, in fase sperimentale molto avanzata, efficace nelle malattie con sideroblasti “ad anello”. Poi disponiamo degli ipometilanti che evitano l’evoluzione in leucemia mieloide acuta, utilizzati sempre di più in combinazione con una nuova classe di farmaci, molti dei quali in sperimentazione. Infine, l’ultima importante novità riguarda il trapianto di cellule staminali: oggi si può praticare sino ai 70 anni di età e, adesso, è possibile anche il trapianto da donatori identici solo per metà, il cosiddetto trapianto aplo-identico”.
Il futuro apre a prospettive inimmaginabili solo fino a pochi anni fa, con un prolungamento della sopravvivenza di questi pazienti e, soprattutto, il miglioramento della loro qualità di vita. Insomma, anche per le Sindromi Mielodisplastiche la rivoluzione è già cominciata
Le sindromi mielodisplastiche (MDS) sono un gruppo di neoplasie ematologiche tipiche del paziente anziano, caratterizzate da una o più citopenie (più frequentemente anemia, associata o meno a piastrinopenia e/o neutropenia) nel sangue periferico, da alterazioni citogenetiche e/o molecolari e da una variabile tendenza alla evoluzione in Leucemia mieloide acuta.
Epidemiologia
Colpiscono generalmente pazienti anziani; in Italia l’età media alla diagnosi è di 73 anni. Colpisce maggiormente gli uomini e aumenta progressivamente con l’età: circa 2-3 nuovi casi sotto i 30 anni per 100.000 persone per anno, 20-30 nuovi casi sopra i 60 anni per 100.000 persone per anno.
Le MDS sono classificate come “malattie rare”.
Fattori di rischio
Le MDS possono presentarsi de novo, oppure essere causate da esposizione ad agenti ambientali (benzene, radiazioni ionizzanti), oppure a farmaci citotossici, in pazienti trattati con chemioterapia o radioterapia. Recentemente è stato osservato che nel 10% circa della popolazione over 70 anni esiste una emopoiesi clonale, caratterizzata dalla presenza di mutazioni ricorrenti di alcuni geni (più frequentemente DNMT3A, TET2, ASXL1, a bassa carica allelica) nelle cellule midollari e del sangue periferico.
Sintomi
I più frequenti sono legati all’anemia come: astenia, dispnea, tachicardia, angor, scompenso cardiaco, con significativo peggioramento della qualità di vita. Poiché i pazienti sono per lo più anziani i sintomi possono essere peggiorati dalle frequenti comorbidità, soprattutto cardiologiche. Neutropenia e piastrinopenia sono più rare, ma possono insorgere nel corso della malattia e sono spesso presenti nelle forme avanzate. La neutropenia, che indica bassi livelli di globuli bianchi, predispone a infezioni da batteri e miceti, mentre la piastrinopenia provoca emorragie in particolare delle mucose, come petecchie, epistassi, gengivorragia, ematemesi, melena, ma anche emorragia cerebrale. Le MDS sono malattie gravi il cui decorso può essere determinato da patologia cardiaca o da complicanze infettive ed emorragie.
Diagnosi
Sono patologie complesse e per questo sono state sviluppate linee guida che indicano sia gli esami di laboratorio che la loro interpretazione. Rientrano negli esami obbligatori: emocromo con reticolocitie formula leucocitaria, esami ematochimici che escludano cause secondarie delle citopenie, aspirato midollare (essenziale per valutare l’entità della displasia, la percentuale di blasti midollari, e l’identificazione dei sideroblasti ad anello mediante la colorazione di Perls), studio citogenetico con cariotipo completo. Quest’ultimo esame, oltre a confermare la diagnosi, fornisce importanti dati prognostici. Circa il 50% dei pazienti presenta anomalie cromosomiche, prevalentemente monosomie, delezioni e trisomie, mentre assai rare sono le traslocazioni bilanciate, tipiche delle leucemie mieloidi acute. La biopsia osteomidollare è essenziale per la valutazione della cellularità midollare e per verificare presenza e grado di fibrosi.
Oggi si utilizza la classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) e alla base di tutte le classificazioni c’è la valutazione morfologica.
La stratificazione prognostica delle MDS (IPSS-revised) si basa attualmente sulle anomalie citogenetiche differenziate in cinque classi, il numero e l’entità delle citopenie e la percentuale di blasti midollari. Questo approccio consente di arrivare a un punteggio che corrisponde al rischio di progressione di malattia e su questo punteggio di rischio si basa la scelta terapeutica.
Le cinque categorie ottenute stratificano i pazienti in: rischio molto basso, basso, intermedio, alto e molto alto, con una attesa di sopravvivenza che varia da 8.8 anni (rischio molto basso) a 0.8 anni (rischio molto alto).
Il vantaggio ulteriore di questo sistema di valutazione prognostica è che è stato validato anche dopo terapia, consentendo di rivalutare la prognosi del paziente a trattamento concluso. Oltre infatti alla condizione clinica generale esistono variabili biologiche molto rilevanti, tra cui si riconoscono alterazioni epigenetiche (aberrante metilazione del DNA) e
genetiche (mutazioni somatiche). Grazie alla diffusione delle metodiche di next-generation sequencing (NGS) è stato infatti dimostrato che circa il 90% dei pazienti con MDS è portatore di mutazioni somatiche ricorrenti.
Terapia
L’unico trattamento radicale è il trapianto di cellule staminali. Tuttavia, a causa della tossicità della procedura, è possibile solo per i pazienti in migliori condizioni cliniche e più giovani, ed esclude per ora la grande maggioranza dei pazienti con MDS. La disponibilità crescente di terapie di preparazione al trapianto a intensità ridotta attualmente consente a un maggior numero di pazienti di beneficiare della procedura trapiantologica.
La scelta della terapia si basa sul punteggio prognostico IPSS-R, e si distingue in terapie per MDS a basso rischio e terapia per MDS ad alto rischio. Mentre nelle MDS a basso rischio lo scopo è migliorare la qualità di vita correggendo le citopenie sintomatiche, nelle MDS ad alto rischio l’obiettivo terapeutico è prolungare la sopravvivenza e impedire la progressione a leucemia acuta mieloide. Per tale motivo, nel paziente MDS a basso rischio e con anemia sintomatica, la prima scelta è la terapia sottocutanea con alte dosi di agenti stimolanti l’eritropoiesi seguita, nel caso si verifichi perdita di risposta, da terapia di supporto trasfusionale con eventuale ferrochelazione. Sono in corso numerosi studi volti a ripristinare normali livelli di emoglobina in pazienti con MDS
trasfusione-dipendenti, popolazione che peraltro costituisce la maggior parte dei pazienti con questa patologia. Tra questi gli inibitori della trasduzione del segnale di TGFbeta, quale il Luspatercept, che è in stadio avanzato di studio.
Mentre il trattamento della neutropenia febbrile con fattori stimolanti la granulopoiesi è efficace nel risolvere temporaneamente la citopenia, i fattori di crescita non sono raccomandati come profilassi nel paziente gravemente neutropenico. In casi di piastrinopenia grave, sono disponibili al momento solo terapie sperimentali con due molecole cosiddette trombomimetiche (simili a trombopoietina): eltrombopag e romiplostim, il cui uso è approvato nei pazienti con piastrinopenia autoimmune. In alcuni casi di MDS soprattutto con midollo ipoplasico, si raccomanda l’approccio immunosoppressivo con anti-timoglobuline e/o ciclosporina.
Infine, il futuro delle terapie prevede l’utilizzo di farmaci cosiddetti di precisione, che hanno come bersaglio mutazioni somatiche, quali ad esempio enasidenib (mutazione del gene IDH2) e ivosidenib (mutazione di IDH1), ma anche farmaci inibitori dello spliceosoma e della telomerasi.
ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LEUCEMIE-LINFOMI E MIELOMA
L’AIL, costituita a Roma l’8/04/1969 e riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica n. 481 del 19/09/1975 opera sul territorio nazionale grazie all’attività di 81 sezioni provinciali che collaborano in stretto rapporto con i Centri di Ematologia.
Il ruolo fondamentale dell’AIL è l’attività svolta in collaborazione con le strutture pubbliche, sia universitarie che ospedaliere, a favore dei malati. L’organizzazione si basa sull’autonomia delle singole sedi provinciali e sul principio che i fondi siano spesi, nel più limpido dei modi, là dove sono raccolti e per gli obiettivi che di volta in volta vengono proposti: ricerca scientifica, assistenza sanitaria, formazione del personale.
L’AIL infatti:
- finanzia la ricerca sulle leucemie, i linfomi, il mieloma e le altre malattie del sangue;
- finanzia il GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto), un gruppo cooperativo no-profit composto da oltre 140 Centri di Ematologia presenti su tutto il territorio nazionale, che opera con l’obiettivo di identificare e divulgare i migliori standard diagnostici e terapeutici;
- organizza, presso molti Centri di Ematologia, il Servizio di Assistenza Domiciliare che consente di evitare il ricovero in ospedale a tutti i pazienti che possono essere curati presso la propria abitazione. Attualmente sono 42 i servizi attivi per adulti e bambini con 2.500 pazienti seguiti a domicilio ogni anno;
- collabora al sostentamento e al funzionamento dei Centri di Ematologia e di Trapianto di cellule staminali e alla realizzazione e ristrutturazione di Laboratori di ricerca e di Unità assistenziali attraverso l’acquisto di apparecchiature ad alta tecnologia e di farmaci non disponibili;
- realizza “Case Alloggio” (Case AIL), situate nei pressi dei Centri ematologici italiani, per permettere ai pazienti che vivono lontano di affrontare i lunghi periodi di cura assistiti dai familiari. Attualmente, grazie all’impegno dell’AIL, sono 35 le province italiane che ospitano questo servizio con 4.300 ospiti ogni anno tra pazienti e familiari;
- finanzia servizi Socio-Assistenziali con oltre 2.900 famiglie supportate ogni anno;
- promuove la formazione e l’aggiornamento professionale di medici, biologi, infermieri e tecnici di laboratorio.
Negli ultimi anni, i progressi straordinari della ricerca scientifica e terapie sempre più efficaci, compreso il trapianto di cellule staminali, hanno reso leucemie, linfomi e mieloma sempre più curabili. Ma questo risultato non è sufficiente: il nostro obiettivo è curare al meglio tutti i pazienti aumentando non solo la durata, ma anche la qualità della vita e la percentuale di guarigioni.
PERCHÉ È NATA L’ASSOCIAZIONE ITALIANA PAZIENTI CON SINDROME MIELODISPLASTICA (AIPaSiM ONLUS) –
L’Associazione Italiana Pazienti con Sindrome Mielodisplastica nasce virtualmente a Milano nel maggio del 2016 e successivamente nella forma giuridica di ONLUS, nel marzo del 2017, per iniziativa spontanea di un gruppo di pazienti e di loro familiari, con il supporto della Dott.ssa Enrica Morra, coordinatrice della Rete Ematologica Lombarda e del Prof. Matteo Della Porta, responsabile della sezione Leucemie dell’Unità Operativa Ematologia dell’HumanitasCancer Center.
Presidente e fondatore dell’Associazione è l’avv. Paolo Pasini; fanno parte del Consiglio Direttivo il Vicepresidente dott.ssa Roberta Flavia Scippa, il Tesoriere ing. Giuseppe Cafiero, il Consigliere con delega per i rapporti internazionali dott.ssa KseniaBelyhk, e il Consigliere con delega per le iniziative medico-scientifiche dott.ssa Annamaria Nosari.
Gli obiettivi di questo nuovo protagonista del mondo advocacydel nostro Paese e del nostro sistema sanitario è quello di fornire ai pazienti e ai familiari:
- informazioni sui problemi legati a questa patologia e su come affrontarli;
- informazioni sulle nuove opportunità di diagnosi e di trattamento e sulle nuove frontiere della ricerca scientifica;
- scambio di esperienze tra gli associati e per dare sostegno organizzativo ai malati;
- aggiornamenti sui migliori centri specialistici che si dedicano alla cura delle mielodisplasie;
- disponibilità e gestione di un sito internet dedicato espressamente alle informazioni sulle mielodisplasie e sulla vita associativa;
- contributo a definire con i professionisti del settore e le amministrazioni locali e nazionali politiche sanitarie di tutela dei pazienti.
I Forum Nazionale Pazienti con Sindrome Mielodisplastica, strumenti fondamentali di informazione e di coinvolgimento dei pazienti col mondo medico, svoltisi a Milano il 19 maggio ‘18, a Reggio Calabria il 28 settembre ’18, entrambi ospitati in ambito regionale , e in programmazione il 17 ottobre ‘19 a Roma, con la collaborazione di AIL Nazionale, e a Firenze il 25 ottobre ‘19, con quella di FISM e di AIL Firenze, sono stati promossi dal Consiglio Direttivo di AIPaSiM con due scopi fondamentali:
- sensibilizzare il contesto italiano circa la gravità dell’impatto della malattia sui pazienti, specie i più anziani, oltre che sui loro ambiti familiari;
- promuovere, mediante la partecipazione associativa, una mobilitazione dei pazienti e delle loro famiglie per un più agevole accesso alle informazioni e allo scambio di esperienze utili per una migliore gestione della patologia e per contenerne l’impatto.
La presenza e il ruolo nazionale della associazione dei pazienti e delle loro famiglie è di notevole importanza. È il soggetto principale del supporto e del sostegno dei malati nella loro esperienza di cura; è il portatore dei bisogni e delle attese dei malati nei confronti delle strutture sanitarie e dei decisori politici. Questo è un valore aggiunto concreto che lo sviluppo dell’associazionismo porta a tutto il sistema sanitario e socio-assistenziale.
La sindrome mielodisplastica è generatrice, oltre che di severe problematiche sanitarie, anche di un importante impatto sociale e i pazienti hanno bisogni assistenziali specifici. In Italia sono state istituite negli ultimi anni molte reti di patologia che si occupano di sindromi mielodisplastiche, recentemente riunitesi in un network nazionale (www.italianMDSnetwork.it). Le reti di patologia rappresentano un modello innovativo di organizzazione sanitaria basato sul collegamento territoriale tra strutture ematologiche presenti sul territorio e sulla forte sinergia tra esse allo scopo di erogare prestazioni sanitarie di elevata qualità ai pazienti in modo uniforme in tutta Italia. Le reti italiane che si occupano di sindromi mielodisplastiche dialogano strettamente con AIPaSiM (www.aipasim.org), in un patto forte per migliorare diagnosi, assistenza e possibilità di cura.
(1969-2019) 50 ANNI AIL
LA STORIA IN NUMERI
La storia dell’Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma è la storia delle malattie del sangue. Giorno dopo giorno tanti progressi nei trattamenti e nell’assistenza hanno portato ad un sostanziale miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita dei malati. La vittoria contro queste malattie è l’obiettivo che AIL si è impegnata a raggiungere in mezzo secolo di attività e che continuerà a portare avanti ogni giorno.
I numeri dei tumori del sangue
Leucemie nel complesso 8.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 43%.
Leucemia Linfatica Acuta si registrano 1000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 26%, picco di frequenza 0-14 anni, incidenza in aumento, mortalità in calo.
Leucemia Linfatica Cronica si registrano 3000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 69%, più frequente in età avanzata, incidenza in aumento, mortalità in lieve calo.
Leucemia Mieloide Acuta si registrano 3000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 17%, frequente in età adulta avanzata, incidenza in aumento, mortalità in calo.
Leucemia Mieloide Cronica si registrano 1000 nuovi casi diagnosticati ogni anno, sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 90%, incidenza stabile, mortalità in forte calo.
Linfoma di Hodgkin si registrano circa 1200 nuovi casi diagnosticati ogni anno, sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi dell’84%, frequente sotto i 44 anni di età, incidenza in aumento, mortalità in calo.
Linfoma non Hodgkin si registrano 10.200 nuovi casi diagnosticati ogni anno, sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 60%, incidenza in lieve aumento, mortalità stabile.
Mieloma Multiplo si registrano 4.500 nuovi casi diagnosticati ogni anno, sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 42%, frequente in età avanzata, incidenza stabile, mortalità in calo.
Fonte:Dati 2017 Società Italiana di Ematologia (SIE)
I numeri AIL oggi
16.000 Volontari
81 Sezioni provinciali in 20 Regioni italiane
35 Sezioni provinciali dispongono di Case alloggio AIL con 4.300 ospiti, tra pazienti e familiari, ogni anno
116 Centri di Ematologia
188 Progetti di ricerca
42 Servizi di Cure Domiciliari con 2.454 pazienti curati nelle loro case ogni anno
3 Scuole e 3 Sale Gioco in ospedale
2.970 Famiglie supportate economicamente e con Servizi Socio-Assistenziali
45.375 Prestazioni sanitarie a domicilio
Dati Bilancio
Sociale AIL 2017
I nostri numeri in 50 anni di impegno
50 mila pazienti
assistiti a casa
840 milaaccessi a domicilio effettuati
(il Servizio
di Assistenza Domiciliare è attivo dal 1993)
61 mila persone
ospitate gratuitamente nelle Case Alloggio AIL, tra pazienti e familiari
(la prima Casa
AIL è nata nel 1987)
12 mila famiglie
in difficoltà sostenute economicamente
(i Servizi Socio Assistenziali sono attivi dal
2004)
133 milioni di euro investiti in ricerca
5,8 milionidi euro investiti dalle Sezioni AIL in progetti di ricerca
104 milioni di euro investiti a sostegno dei Centri di Ematologia
96 milioni di euro investiti in Assistenza
50 milionidi euro investiti inAssistenza Domiciliar
15,445 milioni di euro investiti per i Servizi Socio Assistenziali
30,6 milionidi euro investiti per le Case Alloggio
57 milioni di euro raccolti tramite il 5X1000
(attivo dal 2006)