Sembra quasi di tornare indietro nel tempo ed essere immersi in un clima di rivoluzione industriale in cui il lavoro manuale ad opera dell’uomo veniva sempre più soppiantato dalla produzione ed evoluzione di macchine industriali. La domanda che molte società lavorative si pongono è sempre la stessa: “le macchine distruggono o migliorano i posti di lavoro?”. Molti lavoratori sono minacciati ogni giorno dall’inarrestabile evoluzione delle macchine e delle nuove tecnologie che provocherebbe un aumento drastico della disoccupazione in gran parte dei paesi europei e non.
La presenza di veicoli autonomi ed efficienti sta mettendo a dura prova la permanenza degli operai nei posti di lavoro nonostante le opportunità lavorative potrebbero presentarsi da un momento all’altro dal momento che proprio il mondo del lavoro sta cambiando. Nella produzione di camomilla ad esempio vengono chiamati al lavoro 200 lavoratori per 300 tonnellate di camomilla. Attraverso un appropriato collettore solare l’azienda può essere nelle condizioni di assumere lavoratori con diverse competenze tra loro. Tutto ciò quanto avviene per esempio in Egitto.
Lo sviluppo tecnologico nei settori lavoratori riguarda anche la robotica e le intelligenze artificiali: la “Harvest Automation” ad esempio produce robot dalle piccole dimensioni omologati per le applicazioni industriali, progettati proprio per i lavori monotoni che ogni giorno l’uomo svolge: spostare vasi all’interno delle serre per fare in modo che le piante crescano nelle condizioni migliori ad esempio.
Ecco che allora bisogna guardare entrambe le facce della medaglia per capire quale potrebbe essere il vantaggio apportato da questo incessante sviluppo che da un lato potrebbe essere un valore aggiunto per i lavoratori, dall’altro potrebbe arrestare il lavoro manuale, addirittura soppiantandolo definitivamente.