L’importanza della pubblicazione di Domenico Letizia, “Prostituzione storia e dibattito nell’Italia del Novecento”, edito dalla ME Publisher la si può comprendere dalla postfazione del leader dei diritti civili in Italia Marco Cappato. Scrive Cappato: “Domenico Letizia compie un viaggio attraverso un secolo e mezzo di storia italiana tirando il filo della prostituzione come tema nel quale si intrecciano molte altre questioni: condizione femminile, educazione sessuale, laicità, ordine pubblico. Il prevalere dell’uno o dell’altro degli aspetti, o dei punti di vista attraverso i quali ci si affaccia alla discussione, producono, se non alleanze, quantomeno convergenze di obiettivi tra portatori di interessi e valori molto diversi, financo opposti: l’accettazione della prostituzione può essere difesa dal libertario quanto dal sessista misogino; il tentativo di eliminazione del fenomeno è bandiera tanto di un femminismo illuminista quanto di un clericalismo proibizionista. Una parte del femminismo si richiama ad ideali che vanno dalla giustizia civile, sociale e alla morale cattolica, mentre l’altra parte al «realismo politico». Un realismo che pone la base sull’autorità e sul controllo dello stato. La terminologia non sempre aiuta, se alla “regolamentazione” possono corrispondere modelli di quasi schiavitù e trattamenti sanitari forzati, oppure modelli di esercizio della libera professione simili ad altri. Le “modalità” attraverso le quali si persegue un obiettivo portano a risultati tra loro diametralmente opposti, a seconda che si scelga di mettere al centro informazione, educazione e cultura, oppure coercizione e repressione. L’autore è un libertario, perciò non ci abbandona in questa selva di contraddizioni, ma ci offre una chiave di lettura e anche qualcosa di più”.
La prostituzione è stata fino agli ottanta del novecento quasi sempre oggetto di aggressive politiche di controllo. Tali politiche sono passate da una decisa repressione, in nome di principi religiosi e morali, ad una tolleranza collegata alla volontà di controllare il «vizio», considerato indispensabile dal punto di vista del bisogno maschile, nell’ottocento. Centrale in entrambi gli approcci: regolamentaristici e abolizionisti pongono al centro delle proprie inquietudini le preoccupazioni per l’ordine pubblico. A garantire ordine vi è sempre stata la polizia, come strumento fondamentale del controllo e l’azione della Chiesa. Grande dibattito vi fu con l’introduzione della legge Merlin. La fortuna delle legge Merlin, dalla sua formulazione fino agli anni ottanta del Novecento non solo va letta in parallelo all’acceso dibattito tra femministe e all’interno delle diverse forze politiche, ma pone delle problematiche nel momento in cui le prostitute stesse si politicizzano e si propongono come protagoniste della sua revisione, ripresentando con forza nuove battaglie per le donne. Una rottura con il passato che ha nella politicizzazione della prostituta una rivisitazione teorica del femminismo. Tutto cambia con la politicizzazione delle prostitute attraverso il Comitato per i diritti civili delle Prostitute. Aperto ad uomini e donne, prostitute e non prostitute, il Comitato si diffonde rapidamente in altre parti d’Italia, soprattutto al Nord. Inizia la pubblicazione di un suo periodico, «Lucciola», attraverso il quale le prostitute illustrano le ragioni e il perché del Comitato e aprono il dibattito tra femministe. Le problematiche avanzate dal Comitato per i diritti civili delle prostitute tornano nel pieno del dibattito politico con l’elezione di Ilona Staller, attrice pornografica, in arte «Cicciolina». La Staller viene eletta alla Camera dei Deputati nelle liste del Partito Radicale, nel 1987, con 20.000 preferenze, risultando seconda solo a Marco Pannella. Staller presenta una proposta di legge il 9 febbraio 1991 per la riapertura delle case chiuse. La proposta legislativa della deputata radicale si distingue nettamente dalle altre proposte legislative dal carattere «autoritario» poiché non propone una riedizione dello «stato ruffiano». Scrive la neo-deputata radicale: «Lo stato non deve gestire più la prostituzione, come avveniva nel 1958. Deve solo controllare che non ci siano invece azioni di sfruttamento. Ecco perché l’autorizzazione di Pubblica Sicurezza può essere data, secondo la mia proposta, solo alle associazioni, alle società e alle cooperative composte esclusivamente di prostitute e prostituti». Si afferma la proposta delle prostitute della creazione di strutture autogestite, nessun privilegio fiscale, completa assicurazione del trattamento previdenziale. Secondo la proposta legislativa, i componenti delle strutture autogestite devono essere maggiorenni e avere piena salute psico-fisica. Le strutture vanno sottoposte a periodici controlli medici e accertamenti sanitari. Il volume di Letizia analizza il fenomeno sociale, sociologico, storico e antropologico della prostituzione dai regolamenti Cavour alla prostituzione degli anni Novanta dell’ultimo secolo. Centrale in tutto l’elaborato resta la libertà. Elaborare un modello alternativo, che riconosca in pieno i nostri limiti ma solo per fornirci gli strumenti indispensabili a ridurne le conseguenze distruttive, è un obiettivo urgente in tutti gli ambiti di esercizio della nostra libertà. Le prostitute organizzate hanno qualcosa da insegnarci ancora oggi e in tanti campi
Domenico Letizia, laureato con il massimo dei voti in Scienze Storiche all’Università “Federico II” di Napoli. Esperto di comunicazione e Social Media Manager. Sviluppa ricerca e approfondimenti per Italian Network su geopolitica ed economia in Albania. Particolarmente esperto della tematica della diversificazione energetica nel paese delle aquile. Pubblicista presso il quotidiano nazionale “L’Opinione“, analista economico e geopolitico, componete di Redazione della Rivista “Notizie Geopolitiche”, della Rivista di Geopolitica “Atlantis” e del portale di approfondimento di strategia e analisi militare “Report Difesa“, ha partecipato come relatore a molte tavole rotonde su numerose problematiche (prospettive di sviluppo sostenibile in vari paesi, diritti umani, diritto internazionale umanitario) presso Università, Licei Superiori, Consiglio della Regione Campania e Consigli Comunali e ha svolto analisi di mercato in collaborazione con la Camera di Commercio Italo Moldava(CCIM) e con l’ Associazione di Studio, Ricerca ed Internazionalizzazione in Eurasia ed Africa. Membro del Consiglio Direttivo della ONG Nessuno Tocchi Caino, già componente del Comitato Centrale della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo e del Forum Nazionale dei Giovani. Presidente dell’Istituto di Ricerca di Economia e Politica Internazionale (Irepi)