Mente e corpo
Come incipit di questo nuovo articolo vorrei utilizzare una frase di Herbert Marcuse:
“L’uomo sarà libero quando la realtà avrà perso la sua serietà e all’uomo, non più condizionato dal bisogno e dalla necessità, sarà consentito giocare con le sue facoltà e potenzialità.”
Ma il mondo in cui si nasce è un mondo popolato da altri, e quindi è già stato analizzato, temporalizzato, spazializzato in tutte quelle forme che le tecniche collettive esprimono. Ed è in questo mondo che noi cerchiamo di essere liberi, scegliendo la tecnica che definisce la nostra reale situazione. Il corpo deve potersi plasmare, adattare a tante diverse esigenze, deve cambiare continuamente schemi e modelli posturali e questo avviene attraverso varie forme di trasformazione dalle più semplici quali l’abbigliamento o gli ornamenti a quelle più complesse quali la chirurgia estetica.
Ma è grazie al movimento, dal più semplice gesto al più complicato atto contorsionista, che il corpo in quanto tale esprime le sue capacità e potenzialità di modificare schemi e modelli posturali. Nei movimenti c’è un continuo cambiamento di paradigmi, i vecchi schemi rimangono sullo sfondo e su di essi se ne creano di nuovi.
Questo, in maniera evidente, appare proprio attraverso la danza, avere la padronanza del proprio corpo, il controllo totale delle capacità muscolari, distensioni e tensioni continue del muscolo, movimenti del corpo in contrasto o in accordo con la gravità, o con gli impulsi centrifughi, possono avere un’enorme influenza sull’immagine corporea e non solo per chi osserva, ma soprattutto per chi li esegue, non vi è dubbio, infatti, che l’allargamento, l’ampliamento dell’immagine corporea provochino un particolare atteggiamento psichico. Il movimento influenza così l’immagine corporea, conducendo dal cambiamento di essa a quello dell’atteggiamento psichico.
Parliamo, in questo caso, di processo plastico del corpo, cioè il modello posturale del corpo non è statico ma cambia continuamente a seconda delle circostanze e a seconda dei bisogni; può essere costruito, distrutto e ricostruito, e quando si raggiunge il fine dei propri bisogni, delle proprie esigenze, può esserci un nuovo sforzo di ulteriore cambiamento.
E’ indubbio che tale processo è influenzato dal contesto sociale, va però considerato sempre come un processo creativo.
Nel corso dell’evoluzione umana, si è perso molto di quella spontaneità di comportamento, di quella ingenuità di usare il corpo che era tipica nel mondo primitivo. Ingenuità intesa nel senso letterale della parola che significa “originario”, “naturale”; oggi viviamo il corpo come organismo che si trova a percorrere di volta in volta i terreni spianati dalla ragione scientifica che ha ridotto il mondo in oggetto e il corpo in oggetto del mondo, abbiamo imparato a scindere ciò che è l’educazione del corpo dall’educazione dello spirito ritrovandoci a negare il corpo qualora predominino i bisogni intellettivi, a negare lo spirito o l’anima qualora predominino le ragioni scientifiche.
Ma la danza può aiutarci a ritrovare questa unione tra mente e corpo, è una di quelle rare attività dove l’uomo si trova impegnato totalmente. Può essere intesa come uno sport completo in quanto la preparazione fisica e atletica di un ballerino è un processo lungo e faticoso in cui il corpo si modifica muscolarmente e scheletricamente per esser in grado di compiere tutte quelle figure rappresentative, quei salti che sfidano la forza di gravità, per ottenere il totale autocontrollo del proprio corpo, ma è anche e soprattutto meditazione, è un modo, una filosofia di vita, che aiuta alla conoscenza di se stessi e del mondo intorno a noi.
Lorella Carpifave, ballerina, insegnante di danza classica/contemporanea e psicologa, illustra in questa rubrica alcuni degli aspetti fondamentali della danza e le ripercussioni su mente e corpo.
Vicepresidente e Responsabile Danza di http://www.yesartitaly.it.
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