“E se fosse stata da qualche altra parte quel giorno? Sarebbe accaduto ugualmente? Era davvero destinato a lei quell’agguato?”
Questo è ciò che c’era scritto sulla prima pagina del giornale di Giovedi 6, oggi è Lunedi 10. Che strano – pensai – perché andare al mare il 5 gennaio? Che senso c’era? Inoltre andare da soli. Continuavo a sfogliare quel maledetto pezzo di carta, era la settima volta in 3 giorni che leggevo quel giornale. Poi all’improvviso ricollegai i fatti. Giravano voci sul fatto che che c’era stato un suicidio tra le dune dietro la spiaggia, poco lontano dalla città. La stampa aveva inviato due fotoreporter e un giornalista. Quel Lunedì sembrava non finire mai, e più cercavo di stare ferma, più il mio corpo necessitava movimento. Feci uno scatto per alzarmi dal divano, e la tazzina di caffè, cadendo dal comodino, formò un disegno macabro sul tappeto bianco. Un flash repentino invase la mia testa. Pochi giorni prima ero caduta, scivolata anzi, facendomi male al ginocchio. Non c’era nessuno in casa pronto a darmi una mano. Così andai in garage e salii in macchina. Non riuscivo a guidare bene, e mi spostai solo di qualche chilometro, soffrendo terribilmente per quella lussazione alla rotula. Quel giorno non faceva tanto freddo, ma c’era vento, e, una volta scesa dalla vettura, mi rifugiai dietro le dune, dov’era ben coperto. Il silenzio era assordante e solo di tanto in tanto di sentiva il fruscio della sabbia che si scontrava con le foglie delle piante di mirto. Ero stata per almeno quattro ore a contemplare quel corpo bianco, inerte con una macchia profonda di sangue sulla tempia e avevo messo la pistola tra le dita della ragazza. Feci uno squillo alla polizia, senza attendere risposta, aspettando che rintracciassero il telefono, che poi lanciai in acqua. Aspettai circa dieci minuti, seduta all’ombra, coperta dall’inebriante profumo del mirto. Appena sentii le voci provenienti dal vicolo di sterrato dietro i cespugli, mi incamminai a passo svelto su una strada parallela per tornare alla macchina. Non si capì mai cosa fosse realmente successo quel giorno ma ricordo che quella mattina, prima di uscire, avevo preso una piccola pistola dal comodino e l’avevo nascosta in borsa.
Sono convinta che mia sorella avrebbe fatto lo stesso per me se glielo avessi chiesto: la morte era il suo desiderio, no? O forse era la mia vendetta per il suo mancato amore per me?