A Roma, si sa, non si butta via mai niente, così che non è difficile poter ancora seguire in uno stesso punto le tracce materiali di tutte le epoche che si sono succedute. Il grandioso complesso delle Terme di Diocleziano è, in questo senso, un esempio paradigmatico: camminando infatti all’interno delle sale dei più grandi bagni dell’antichità, si passa in breve tempo dalla monumentale facciata scenica della piscina scoperta, la natatio, agli affreschi della basilica di Santa Maria degli Angeli, sorta nel ‘500 all’interno del maestoso tepidarium, fino ad arrivare al più ampio chiostro di Roma, progettato niente meno che da Michelangelo.
Costruito tra il 298 e il 305-6 d.C. per volere dei due imperatori Diocleziano e Massimiano, il monumentale complesso termale era il più grande dell’Impero, e poteva contenere nei suoi ambienti migliaia di persone, tutti coloro che quotidianamente si davano appuntamento in questo luogo non solo per lavarsi, ma anche per praticare sport, curare la propria persona, e soprattutto conversare, trascorrere del tempo insieme e magari passeggiare negli immensi spazi verdi che circondavano le terme. Sì perché i balnea dell’antichità erano delle vere e proprie città del benessere, fisico e mentale: attraverso un passaggio graduale, si andava dalle vasche d’acqua calda (calidarium) ad ambienti temperati (tepidarium) fino ad arrivare alla piscina scoperta (natatio), riempita d’acqua fredda; questo percorso era ritenuto particolarmente salutare, e nei bagni più importanti era accompagnato da saune, massaggi ed altri trattamenti estetici, ognuno praticato in ambienti dedicati, disposti a raggiera intorno all’asse centrale, lungo il quale si susseguivano appunto calidarium-tepidarium-frigidarium-natatio. Due palestre scoperte sorgevano inoltre ai lati del corpo principale, una per gli uomini, ed un’altra per le donne: ci si allenava soprattutto nel lancio del disco e del peso, ma anche nei vari tipi di lotta molto cari agli antichi. Non va però trascurato un elemento forse meno noto: tra l’edificio centrale, che ospitava le terme propriamente dette, e il lunghissimo recinto, che segnava il limite del complesso, si estendevano giardini, prati, fontane, boschetti, dove si concentrava un numero altrettanto elevato di cittadini, che approfittavano di questi spazi per sfuggire alla calura, al caos e al degrado che affliggevano ampia parte della Roma antica; e lungo il recinto perimetrale si aprivano persino delle biblioteche pubbliche, latine e greche, per rendere completo il percorso del benessere psicofisico.
Ancor oggi le maestose Terme di Diocleziano si ergono in tutta la loro magnificenza a pochi passi dalla stazione Termini (che da esse ha preso il nome), mantenendo intatta gran parte degli ambienti antichi: con meraviglia e stupore possiamo ancora passeggiare sotto le volte dell’antico tepidarium, o negli immensi locali degli apodyteria, gli “spogliatoi” delle terme, e ciò è dovuto al riuso che della struttura si fece nel tardo cinquecento, trasformandolo nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Un viaggio all’interno del complesso comunica le emozioni più straordinarie, perché ci porta a scoprire gli ambienti secenteschi della certosa che si installò adiacente alla chiesa, con i suoi affreschi barocchi e i due chiostri eleganti, sui quali svettano le murature dell’alta natatio, in quel connubio di antico e moderno che solo Roma può trasmettere. È all’interno degli ampi spazi della chiesa però che la meraviglia lascia il posto al sublime: entrati dal distrutto calidarium, e superato un vestibolo neoclassico in cui riposano le spoglie dei grandi pittori Carlo Maratta e Salvator Rosa, si entra nel cuore della basilica, costituito dall’incredibile sala del tepidarium, conservatasi alla perfezione con le sue otto colonne monolitiche di granito alte fino al soffitto, sotto le volte che conservano splendidi capolavori dell’arte moderna, tele di illustri pittori, e perfino una meridiana, la Linea Clementina.
Passeggiare all’interno delle Terme di Diocleziano costituisce un vero e proprio viaggio indietro nel tempo: sembra di vedere le migliaia di romani affollarsi attorno alle vasche, scherzare tra loro, conversare appoggiati ai marmi e alle colonne sulle quali possiamo ancora, con emozione, far scivolare le nostre dita; e immediatamente tutto questo svanisce per lasciare il posto alle greggi dei pastori medievali, addormentati placidamente sotto un albero di fico cresciuto lì dove una volta ricche matrone si rilassavano immerse nell’acqua del calidarium; e attraversando da parte a parte la ricca navata trasversale della basilica ecco i certosini passare in fila, silenziosi, accanto al Vanvitelli che dirige i lavori di riabbellimento degli interni secondo i canoni della sua epoca…un luogo unico, dunque, persino per Roma; un luogo dove rifugiarsi ancora, noi come gli antichi, dal trambusto della metropoli moderna, e dove, chiusi gli occhi, emozionarsi sotto le volte della nostra infinita storia.