Perché si dovrebbe leggere poesia contemporanea? Perché si dovrebbe leggere poesia contemporanea quando si può andare sul sicuro leggendo i classici? Perché si dovrebbe leggere poesia contemporanea quando ci si può rifugiare in un’età qualsiasi dell’oro, in un passato mitico in cui si scrivevano ancora grandi capolavori? Tondelli scriveva che si deve leggere letteratura contemporanea per compiere una ritestualizzazione del mondo. Anche la poesia italiana di questi ultimi anni testualizza, cioè mette in testo, dà forma a questo nostro mondo. Poco importa che le metanarrazioni non esistano più. Poco importa che non esistano più le rappresentazioni totalizzanti del mondo. Il mondo si è fatto troppo complesso, magmatico, proteiforme, variegato, turbolento, caotico. Ma basta accontentarsi di opere che ci restituiscono una piccola parte di tutta questa complessità! Basta che rappresentino un poco di questo mondo! Basta che diano una significazione a qualche frammento eterogeneo della realtà! Ci sono ancora poeti italiani e poetesse italiane che riescono a farci emozionare, riflettere, commuovere, pensare. Basta solo essere lettori attenti di poesia contemporanea. C’è sempre del buono. C’è del buono, anzi dell’ottimo nella collana Bianca dell’Einaudi, sempre molto selettiva. C’è del buono, qua e là, nelle pubblicazioni sterminate di piccole e medie case editrici. Basta solo saper cercare! Certamente non bisogna farsi abbindolare comprando i libri di influencer che vengono spacciati come poesia! Però bisogna anche capire le grandi case editrici che li pubblicano solo e soltanto per fare cassa, mentre altri autori di maggiore spessore non hanno gli stessi follower e le loro opere sono difficilmente collocabili sul mercato. Basti ricordare a tal proposito che la Mondadori pubblica Francesco Sole, ma non inserisce i suoi libri nel catalogo della poesia. Insomma non mi dilungherò ulteriormente perché questo cortocircuito social-case editrici è risaputo e non fa altro che sottostare semplicemente alla legge della domanda e dell’offerta. Ma le case editrici, piccole, medie e grandi pubblicano anche opere di elevata qualità. Prendere come esempio soltanto i “poeti” influencer sarebbe fare un torto a tutta l’editoria italiana. Lo stato complessivo della poesia italiana contemporanea è buono, nonostante l’autoreferenzialità e un’editoria a pagamento, che ormai pubblica di tutto. Ma va anche detto che un tempo Pasolini scopriva Dario Bellezza, Giovanni Raboni scopriva Maurizio Cucchi e questi giovani poeti di belle e sacrosante speranze diventavano poeti riconosciuti. Oggi Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Andrea Cortellessa, Davide Rondoni promuovono autori più che validi, ma non c’è la stessa risonanza mediatica d’un tempo. Per svariati motivi qualcosa nei meccanismi editoriali, culturali e poetici si è inceppato. Oggi è molto più difficile distinguere il grano dal loglio. I grandi nomi della poesia e della critica hanno perso purtroppo di autorevolezza. Di solito per trovare quel che di buono offre la poesia italiana bisogna visitare i literary blog e leggere le riviste letterarie cartacee e online, che ormai svolgono un lavoro di anteprima editoriale e di critica che le terze pagine dei quotidiani non fanno più. È vero a volte c’è l’amichettismo, l’appartenenza a questa o quella cricca, lo scambio di favori. Ma tutto ciò è fisiologico, fa parte della cultura italica e ciò accade in misura maggiore anche nei piani alti, tra la crema della crema, tra ricattabilità, clientelismo e un sistema che si basa molto sulla cooptazione. Di tutto ciò nei literary blog e nelle riviste letterarie c’è solo qualche piccola traccia e niente di più.