Volendo compilare una lista degli animali meno popolari delle nostre parti, una menzione d’onore spetterebbe senza dubbio alla faina (Martes foina). Vista sempre come la ladra di polli per antonomasia, il suo nome è spesso associato a razzie nelle fattorie e a contadini inferociti. Ma cosa c’è di vero? Insomma, la faina è davvero un personaggio così poco raccomandabile? Assolutamente no! Come molte altre specie, la sua pessima fama è dovuta solo al suo grande opportunismo. Cerchiamo di conoscerla e apprezzarla un po’ meglio.
La faina è un mammifero di dimensioni medio-piccole, appartenente all’ordine dei carnivori (Carnivora) e alla famiglia dei mustelidi (Mustelidae), diffusa in gran parte d’Europa e in Asia centrale. In Italia possiamo ritrovarla su tutto il territorio peninsulare, ed è invece assente su tutte le isole. I maschi presentano una lunghezza di 430-590 cm, mentre le femmine (leggermente più piccole) misurano 380-470 cm. La coda misura mediamente 250 cm, anche se in alcuni maschi possono superare i 300 cm. Insomma, a occhio una faina presenta più o meno le dimensioni di un grosso gatto, con un aspetto decisamente più sfilato. Il peso varia a seconda della stagione, oscillando da 1,7 a 2,1 kg per i maschi e da 1,1 a 1,5 per le femmine. La pelliccia si presenta bruna, e la maggior parte degli esemplari presenta una evidente macchia color bianco panna sulla gola, estesa dal mento fino alla porzione superiore delle zampe anteriori. Il tartufo può essere rosato o color nocciola. La faina è piuttosto simile alla congenere martora (Martes martes), ma la martora presenta un sottopelo molto più scuro, che le dona un aspetto quasi nerastro: la faina, invece, ha un sottopelo più chiaro. Il tartufo della martora è nero, e la macchia golare della martora è di solito gialla e molto meno estesa. La faina frequenta preferibilmente boschi e foreste di vario tipo, preferibilmente a basse altitudini (anche se può spingersi fino ai 2.000 metri di quota), mentre la martora è più incline ad ambienti di bosco montano ed è in genere meno adattabile. Proprio questa è la grande forza della faina, la sua adattabilità. A differenza della martora, sopporta di buon grado la vicinanza con l’uomo e per questo motivo si avvicina a paesi e città intrufolandosi senza problemi laddove c’è un po’ di verde. Alla faina basta un giardino, o un parco pubblico. Nonostante l’aspetto dolce e carino, la faina è un feroce predatore che caccia qualunque animale gli capiti a tiro. Piccoli mammiferi come topi, arvicole, toporagni e talpe, ma anche specie più grandi come conigli e lepri. Uccelli di varie specie, rettili, anfibi e tantissimi invertebrati (artropodi, lumache, lombrichi). Divora avidamente anche uova, nidiacei e integra la sua dieta volentieri con frutta e bacche. Dotata di un temperamento fiero e tenace, non esita a difendersi ferocemente se messa alle strette e ad attaccare anche animali più grandi di lei. La faina è un animale solitario e territoriale, che cerca un partner solo nel periodo degli accoppiamenti: la copula avviene a fine estate, e la prima fase della gestazione viene “bloccata” per poi riprendere in inverno e permettere ai piccoli di venire alla luce in primavera, con una maggiore abbondanza di risorse.
La faina è una maestra di sopravvivenza, ed è una specie estremamente opportunista. Ma “opportunista” è una parola che non va intesa nell’accezione umana: in questo caso significa solo che la faina ha una grande capacità di cogliere ogni opportunità per tirare a campare al meglio. Impossibile quindi tenerla lontana dai pollai, e qui si arriva al nocciolo della questione. Per un animale come questo, ogni giorno è una sfida. Non farcela significherebbe morire. E non esistono supermercati per faine. Un pollaio, per questo mustelide, è una splendida occasione di mangiare col minimo sforzo. Acchiappare un pollo in un recinto non è certo dispendioso come inseguire un coniglio o un fagiano, e ogni caloria è preziosa per un animale selvatico. Il comportamento denominato “surplus killing”, che consiste nell’uccidere più polli del dovuto senza poi mangiarli, deriva dall’istinto atavico della faina di “fare scorta” per eventuali periodi di ristrettezze. Non ha quindi senso odiare un animale solo perchè segue il suo istinto di predatore. La cosa migliore da fare è cercare di proteggere i propri interessi provando a impedire alle faine di entrare nei pollai, ma se anche dovesse capitare, non sarebbe giusto odirale per questo. Si tratta di un altro piccolo prodigio della natura, un predatore piccolo ma grandioso.